Alla scoperta dell’Insolito e dell’Infinito
Introduzione
La prima stagione di Stranger Things si dispiega come un tuffo negli anni ’80, trasportandoci in un piccolo centro dell’Indiana con luci tremolanti, biciclette sgangherate e fragranze di zucchero filato e avventura. Il senso di comunità – i legami tra ragazzi, genitori, poliziotti – si intreccia all’insolito: il mistero della scomparsa di Will, l’apparizione della bimba dai capelli brillanti, la figura evanescente del Sottosopra. Questo articolo è dedicato ai primi rintocchi della serie: i richiami sottili – ma potentissimi – al Dungeons & Dragons, le citazioni cine-musicali, gli oggetti di scena che parlano di un’epoca, gli stili, le auto, e come questi si intreccino con temi di diversità, sfruttamento e bullismo.Il gioco come ponte tra mondi — Dungeons & Dragons in ogni pedina
Non è un caso se i ragazzi passano intere sere a interpretare avventure di D&D: è il loro linguaggio per descrivere l’ignoto, il pericolo, l’eroismo. Mike guida il gruppo come “Dungeon Master”, dando vita a figure come “Demogorgone” e “Mind Flayer” che troveremo poi nel Sottosopra. C’è una corrispondenza diretta: i mostri evocati dai dadi riemergono nella realtà, pescando dalle regole del gioco per renderle letteralmente “vivide”.
In questo si legge una riflessione sulla potenza della fantasia: quando la realtà è troppo spaventosa (scomparsa, paura, minacce), si chiede a un tavolo con dadi e miniature di parlare. È una salvaguardia, una resistenza alla normalità.
Piccoli omaggi, grandi suggestioni — film, musica e l’anima degli anni ’80
Ogni scena vibra di riferimenti, a volte appena percettibili, altre più esplicite. Pensiamo ai poster di film classici nelle camere: Il Goonies, E.T. che ispirano l’idea di avventure improvvise e amici impossibili. La colonna sonora, ricca di brani sintetici, richiama atmosfera e nostalgia: tracce di sintetizzatori, intro malinconici e refrain epici. La scena nella caffetteria antigoccia rock, con jukebox e dischi in vinile, ci ricorda che quel decade sapeva fare dell’intrattenimento un rito collettivo.
Gli omaggi** non sono decorativi**, ma evocano: spalmare sulla pellicola quel senso di “eroi per caso”, di amicizie che sfidano l’ignoto.
Oggetti, acconciature, abiti, vetture: come la storia prende forma visiva
Oggetti di scena: i walkie-talkie, le torce alogene, le biciclette con portapacchi imbottiti – tutto rimanda a un’epoca senza app, dove comunicare era fisico, materiale, tattile.
Acconciature e abbigliamento: capelli a caschetto, ciocche cotonate, spalline imbottite, T-shirt sbiadite. È un look che trasuda quotidianità ma istituisce ambientazione. Sembra quasi che i costumi siano personaggi: il giubbotto Vintage di Dustin o lo zaino scolorito di Lucas diventano simboli di individualità e appartenenza.
Auto: station wagon familiari, auto di servizio della polizia con la sirena ultrasntica, berline comode per viaggi. I mezzi non sono solo scenografia, ma indicatori sociali: classe media americana medio-bassa, permeata da un’economia rallentata, ma piena di speranza negli spazi suburbani.
La diversità sotto forma di eroi fragili
Will, Eleven, Mike, Dustin, Lucas – ognuno diverso, ognuno outsider. Will è poetico, malinconico, sensibile; Eleven è muta, traumatizzata, potente e fragile al contempo; Lucas è scettico, scaltro, ma ha cuore; Dustin combinaguai e Mike idealista. Questi ragazzi mostrano che la forza nasce proprio dalla diversità. L’epidemia della normalità (bullismo, conformismo scolastico) si spezza davanti all’amicizia autentica.
La diversità non è marcata: è immersa nella narrazione, nel modo in cui ci si comporta – con pudore, tenerezza, talvolta conflitto.
Sfruttamento e bullismo: sottili ma reali
Il bullismo è tratteggiato con precisione: i bulli della scuola non sono caricature, ma emblemi di un sistema educativo che esalta forza e rifiuta la fragilità. Sfruttamento: la clinica del dottor Brenner, la “Mensa dei bambini speciali”, ricorda che la scienza, senza etica, sfrutta la vita altrui. Eleven diventa un oggetto, un esperimento, un corpo da studiare e manipolare.
Questo ci offre un doppio contrasto: la carezza dell’infanzia, di un amore spontaneo, contro il gelo dell’autorità scientifica.
Conclusione parziale (primo terzo della storia)
Questa prima parte della stagione ci avvolge come un soffio: ci invita a riconoscere l’“altro”, a trovare rifugio nella creatività, ad avventurarci tra mostri e amicizie. Le citazioni non restano fine a se stesse: servono a tessere empatia, a raccontare che la vera magia non è solo la fantascienza, ma l’incontro tra ragazzini che fanno squadra, armati di talento, coraggio e bicchieri di latte.

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