mercoledì 7 maggio 2025

Un giorno nella mia vita

“Un giorno nella mia vita (spoiler: non finisce alle 18/quello vero, non quello da post su Instagram)”


I social sanno essere bravissimi a mostrare solo la parte luccicante:

foto curate, palette armoniche, video fluidi, progetti impaginati.

Ma dietro ogni contenuto perfettamente incorniciato, c’è una giornata molto meno “instagrammabile”.

Spoiler: in quella giornata ci sono tutte le versioni di me, in multitasking permanente.

Ecco una giornata tipo.

“Tipo” per dire, perché da me due giorni uguali non esistono.

Ogni 24 ore cambia la scena, cambia il set, cambia persino la colonna sonora.

Ma dietro le quinte… resto sempre io.


Ore 5.00 – Sveglia silenziosa, ma corpo in protesta 

Mi sveglio molto presto, anche senza sveglia.

Il cervello parte in quinta: lista mentale, idee da affinare, dettagli da ricordare.

Il corpo invece tenta il colpo di stato restando incollato alle lenzuola.

Poi però, per dignità personale, esco dal bozzolo, faccio pipì, mi lavo la faccia.

A volte mi vesto. A volte no.

Se ho da girare un reel, outfit ben studiato e via in scena.

Altrimenti pigiama deluxe e concentrazione massima.



Ore 6.30 – Entra in scena l’intero team creativo (cioè me)

Qui parte lo show:

sono art director, illustratrice, fotografa, colorist, editor, strategist, SMM, regista, packager e pure quella che risponde ai messaggi.

•Creo, impagino, scatto, coloro.

•Preparo file, correggo toni, disegno layout.

•Sistemo ordini, preparo pacchi(anche quando non ho fatto vendite per sistemare meglio e cercare di manette l'ordine), aggiorno le piattaforme.

•Rispondo ai clienti con voce gentile mentre sto probabilmente fissando uno schermo con espressione da “non ora, ti prego”.

In tutto questo, bevo tè.

O Coca-Cola.

O chinotto, se mi sento premiata (ho una marca preferita, che produce solo in vetro).

E ultimamente… anche un decotto di carciofo. Sì, è amarissimo. Sì, lo bevo lo stesso (evviva!).


Ore 10.45 – Il caos è lucido (più o meno)

In apparenza: calma operosa.

In realtà: sto saltando da una tavola da illustrare a un post da schedulare, da una foto da sistemare a un preventivo da scrivere.

La mia giornata è un patchwork di creatività pura e logistica estrema.

Sono lucida? Boh.

Funziona tutto? Sì.

Me la cavo? Sempre.


Ore 14.00 – Pausa pranzo (tra mouse, forchetta e notifiche)

Altro che spuntino veloce: io mangio sul serio.

Un primo o un secondo con contorno ci vuole, sono viva e vegeta.

Ma — ovviamente — mangio alla `mia fedele´ postazione.

Un occhio al piatto, l’altro al file in esportazione.

Una forchettata, una mail (anzi no, non uso le mail, ma comunque… rispondo ai dm delle varie chat dei social).

Una pausa? Non proprio. Diciamo una pausa ibrida, nutriente ma strategica.


Ore 16.00 – Spuntini, correzioni, e il decotto che fa tremare

Nel pomeriggio ho bisogno di dosi extra di energia. Allora faccio mille piccoli spuntini da creativa stanziale: qualcosa di dolce, qualcosa di salato, magari un sorso di Coca-Cola.E quando mi sento stoica? Decotto di carciofo. L’amaro della vita, versione liquida.

Tra una cosa e l’altra sistemo un’inquadratura, correggo una palette, registro un audio per un post. Non c’è mai davvero una “fine”: solo un’evoluzione costante del mio flusso creativo.


Ore 18.00 – Gli altri chiudono. Io no.

Per molti la giornata finisce qui.

Per me, spesso è solo un giro di boa.

Ritorno davanti al computer, edito contenuti, lavoro a nuovi progetti, metto in ordine i pensieri e i file. Posso arrivare alle 22 ancora in attività. Ogni tanto mi dico “ora basta”, ma poi mi viene un’idea e… eccomi di nuovo lì.


Ore 22.00 – Chiudo il computer. Ma il cervello no.

A volte riesco a spegnere tutto. A volte faccio finta. Perché le idee continuano a lampeggiare anche a luci spente. Mi prendo due appunti mentali sotto le coperte, ripenso a un dettaglio, mi viene in mente una palette mentre mi lavo i denti.

E va bene così.


Morale della favola?

Questa non è la giornata perfetta.

È solo una delle tante giornate perfettamente mie.

Dietro ogni progetto finito, ogni post ben confezionato, ogni reel curato… c’è un’energia che non si vede. C’è una persona che fa tutto, che ci mette testa, cuore, gusto e fatica.

Non c’è il team.

Non c’è la delega.

C’è la me. In tutte le mie versioni.

Con la tazza di tè, il pigiama caldo o il vestito buono, lo snack rubato e il decotto amaro.

E sempre con le mani dentro al mio lavoro, dal primo pixel all’ultima firma.


Nessun commento:

Posta un commento

MANIFESTO – L’eco di un mondo in costruzione

L’eco di un mondo in costruzione Questo che presento non è un semplice progetto creativo, né un franchise, né un prodotto editoriale qualunq...