martedì 6 maggio 2025

Il consiglio che avrei voluto ricevere...

“Il consiglio che avrei voluto ricevere all’inizio della mia carriera”

Quando ho iniziato, ero carica. Di sogni, sì. Di talento, forse. Di aspettative? A palate.

Avevo quella fame che ti fa brillare gli occhi anche alle tre di notte davanti a un software che crasha.

Volevo fare animazione, illustrazione, pittura, fotografia, modellazione 3D. (Spoiler: ho finito col farle tutte).

Eppure, c’è un consiglio che nessuno mi ha dato davvero.

Non nei workshop, né nei libri, né nei “dieci passi per diventare un creativo di successo”.

Un consiglio semplice, ma che cambia tutto:

“Non basta essere brava. Devi anche farlo sapere. E bene.”

Perché ecco la verità scomoda:

•Puoi avere lo stile più originale del tuo corso.

•Puoi sapere più shortcut di un tecnico Adobe.

•Puoi persino disegnare a occhi chiusi su una tavoletta grafica rotta.

Ma se nessuno lo sa, se nessuno lo capisce, se non sai raccontarlo, posizionarlo, offrirlo…

resta tutto chiuso in una cartella chiamata “progetti finiti” (che poi finiti non lo sono mai davvero, diciamolo).


La creatività è un muscolo, ma la comunicazione è il cuore.

All’inizio pensavo che la mia identità professionale fosse tutta nel mio portfolio.

“Guarda, io faccio questo.”

Ma col tempo ho capito che non è solo cosa fai. È come lo presenti. È cosa trasmetti. È il perché lo fai.

Ecco le tre cose che avrei voluto sentirmi dire quando ho iniziato:

1. “La passione non paga le bollette. La strategia sì.”

La passione ti accende, ti tiene viva. Ma se non la sai incanalare, ti brucia.

Non basta amare quello che fai.

Devi capire per chi lo fai, come lo comunichi, dove lo proponi.

Studiare marketing, copywriting, branding, pricing: questa roba qui è oro. E non ti toglie nulla della tua autenticità: la potenzia.

2. “Sii artista, ma anche manager di te stessa.”

All’inizio pensi che organizzarsi, avere un piano, un listino prezzi, una presentazione chiara…

sia roba da “aziendalotti” senz’anima.

In realtà è proprio quello che ti permette di proteggere la tua parte creativa, darle spazio e dignità.

Un artista che sa gestirsi è più libero, non meno.

Libero di dire “sì” ai progetti giusti e “no” a quelli tossici.

3. “Tu sei il tuo primo progetto.”

Ogni volta che pubblichi qualcosa, che parli di te, che scegli come rispondere a un cliente…

stai raccontando chi sei.

E allora curalo, questo progetto: il tuo personal brand, il tuo tono di voce, la tua identità visiva.

Non serve essere ovunque. Serve essere chiari, coerenti e vivi.

Chi sei, cosa offri, perché sceglierti. Non devono restare un mistero.


In conclusione:

Se potessi parlare con la me di qualche anno fa, quella che disegnava fino all’alba e si chiedeva perché nessuno chiamasse…

le direi con voce ferma e gentile:

“Continua a creare. Ma impara anche a raccontarti.

Impara a proporti. A posizionarti. A costruire valore.

Perché il talento ti fa notare. Ma è la strategia che ti fa restare.”

E tu? Che consiglio daresti al tuo “te” di dieci anni fa?


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