giovedì 3 aprile 2025

Jumanji: Benvenuti nella Giungla

Jumanji: Benvenuti nella Giungla – Il Gioco Cambia, ma il Fascino Resta

Ok, parliamoci chiaro: rifare Jumanji non era un’impresa facile. Il film del 1995 aveva un’aura iconica, una magia nostalgica che ancora oggi ci fa venire i brividi (e no, non solo per l’inquietante suono dei tamburi). Eppure, Jumanji: Benvenuti nella Giungla ha scelto di cambiare tutto. Ma proprio tutto! Niente più dadi, niente più pedine: adesso Jumanji è un videogioco. E sapete una cosa? Ha senso. 

TANTO senso.


Da Gioco da Tavolo a Videogioco: perché era inevitabile

Il primo Jumanji giocava sulla tensione del gioco da tavolo: tiravi i dadi, leggevi la carta e BOOM! Qualcosa di folle succedeva. Ma oggi? Quanti di noi giocano ancora a giochi da tavolo come unica esperienza ludica? (Io, ok, ma io sono un caso a parte). Il passaggio al videogioco non è solo una scelta scenica, è un’osservazione precisa di come il mondo del gioco sia cambiato. Oggi viviamo immersi nei videogiochi, nei mondi virtuali, nei GDR online... e Jumanji ha capito che se vuole intrappolarci, deve usare il linguaggio giusto.

E così il gioco cambia. Ora ha personaggi con abilità specifiche, vite limitate (attenzione: quando finisci le vite, sei fuori PER SEMPRE. Altro che respawn infinito) e missioni da completare. L’idea di dover imparare a sopravvivere dentro un sistema di regole chiuse è perfetta per rappresentare la nostra ossessione per il gaming. È come se il film ci dicesse: "Ok, vuoi un mondo alternativo? Eccolo. Ma sei davvero pronto a giocarci dentro?".


Le regole del gioco: come funziona il nuovo Jumanji

Mentre nel vecchio Jumanji bastava lanciare i dadi e leggere una carta (e poi pregare di non essere risucchiato da una giungla assassina), qui il sistema è molto più strutturato. Ogni giocatore sceglie un avatar con caratteristiche specifiche: forza, velocità, resistenza, intelligenza… e difetti (perché se no sarebbe troppo facile, no?). Ognuno ha tre vite, e quando le perdi, non torni più indietro. Il tutto è organizzato come un classico videogioco a livelli, con una missione centrale e sfide intermedie.

Interessante notare che questo sistema ricalca molti giochi open world moderni, con meccaniche RPG e una progressione chiara. Il che rende il tutto ancora più credibile per lo spettatore di oggi, abituato a giocare a titoli come Uncharted o Tomb Raider. Insomma, il film non si limita a reinventare il gioco, ma lo aggiorna in modo che sembri davvero giocabile.


Il Cast: scelte perfette per un videogioco (e un film, ovviamente)

Ora, parliamo del cast. E qui bisogna essere onesti: la scelta degli attori è stata una mossa GENIALE. Hanno pescato persone che hanno esperienza con l’azione, la commedia e il surreale. Tipo Dwayne Johnson. Lui è letteralmente un personaggio da videogioco già di suo (ditemi se non sarebbe perfetto in un picchiaduro). Poi c’è Kevin Hart, che è il classico personaggio di supporto con battute a raffica, Jack Black, che ribalta tutto con la sua interpretazione di un’adolescente intrappolata nel corpo di un uomo di mezza età (e qui il film si prende un rischio enorme che funziona alla grande), e infine Karen Gillan, che tra Doctor Who e il Marvel Cinematic Universe ormai è di casa nei mondi fuori dall’ordinario.

Ma aspetta, facciamo un piccolo salto nei loro altri ruoli:

  • Dwayne Johnson: protagonista in film d’azione iperbolici come Rampage e Fast & Furious, dove sembra sempre un po’ un supereroe fuori contesto.
  • Karen Gillan: non solo Guardiani della Galassia, ma anche Doctor Who, quindi il surreale lo mastica da anni.
  • Jack Black: esperto in ruoli bizzarri, da Tenacious D a King Kong, ha sempre avuto quel tocco sopra le righe.
  • Kevin Hart: il compagno comico perfetto, già rodato con The Rock in mille film.

Quindi no, non sono stati scelti a caso. Sono tutti attori che sanno come rendere un mondo assurdo credibile.


Dal Film alla Console: il Videogioco che (non) ci meritiamo

Ovviamente, Jumanji ha generato un videogioco (perché certo che sì). Solo che, a differenza del film, il gioco del 2019 è stato... diciamo poco brillante. Ma il concetto è potente: un film che parla di un gioco che diventa un gioco. Meta su meta. Il problema? Che noi oggi vogliamo un gioco come il film, immersivo, folle, imprevedibile. Invece ci hanno dato un titolo mediocre.

Ma la verità è che non serve un videogioco di Jumanji per vivere l’esperienza che racconta. Perché Jumanji parla di qualcosa di più grande: il desiderio di entrare in un altro mondo, di vivere una vita diversa, di sperimentare qualcosa di incredibile. Ed è proprio per questo che io sto creando il mio gioco da tavolo. Non sarà Jumanji, ma voglio che chi ci gioca possa avere quel senso di immersione totale, quella sensazione di essere dentro. Certo, senza il pericolo di rimanerci intrappolati per sempre (sarebbe un po’ un problema logistico, no?).


E tu?

Se potessi entrare in un videogioco e viverlo per davvero, quale sceglieresti? Ti butteresti in un’avventura epica o preferiresti un mondo completamente pazzo e fuori controllo come quello di Jumanji? Scrivimelo nei commenti! Voglio sapere se saresti un eroe coraggioso... o se ti faresti eliminare alla prima missione.


1 commento:

  1. Sono fra le persone meno idonee a rispondere a queste domande per interessi ed età ma...se proprio entrassi a fare parte di un gioco, essendone terrorizzata, penso proprio che mi farei eliminare subito...😥🫨😵‍💫

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