eXistenZ: Quando la realtà si piega al gioco
Viviamo in un’epoca in cui la linea tra reale e virtuale si fa sempre più sottile. eXistenZ (1999) di David Cronenberg non è solo un film, ma un’esperienza disturbante e ipnotica che mette in discussione la nostra percezione della realtà. Un viaggio che rispecchia in modo perfetto la mia idea di immersione totale: la possibilità di vivere un mondo alternativo che diventa indistinguibile dal reale, fino a sovvertirlo completamente.
La trama: un gioco troppo reale
Il film segue Allegra Geller, una celebre designer di videogiochi, e il suo inesperto accompagnatore, Ted Pikul, in una fuga surreale attraverso il suo ultimo capolavoro: eXistenZ, un gioco organico che si connette direttamente al corpo umano attraverso una bioporta impiantata nella spina dorsale. L’obiettivo? Offrire un’esperienza di gioco assolutamente immersiva, in cui il confine tra il mondo virtuale e quello reale si dissolve completamente. Ma il problema è proprio questo: una volta dentro il gioco, diventa impossibile distinguere ciò che è simulato da ciò che è reale. Ogni livello del gioco sembra portare a un altro strato più profondo, e la domanda diventa sempre più pressante: si può davvero uscire da eXistenZ?
Immersione e perdita dell’identità
Se considerate ch The Matrix parla di una realtà simulata imposta dall’alto, eXistenZ esplora il concetto di immersione volontaria in una realtà alternativa. I giocatori entrano nel gioco consapevoli, ma presto si ritrovano intrappolati, senza più punti di riferimento. La loro identità si confonde con quella dei loro avatar, i loro ricordi iniziano a sovrapporsi a quelli artificiali, e la libertà di scelta si rivela essere un’illusione controllata dal sistema stesso.
Questa è una tematica che sento profondamente. Il bisogno di esperienze immersive non nasce solo dall’intrattenimento, ma dal desiderio di sentirsi più vivi in un mondo che spesso ci appare monotono o limitante. La fuga nel virtuale può essere un modo per espandere i confini della nostra percezione, ma eXistenZ ci mette in guardia: cosa succede quando il confine si dissolve del tutto? Se il gioco diventa la realtà, allora cos’è davvero la realtà?
Un’estetica unica: il biologico contro il tecnologico
Un aspetto che rende eXistenZ così disturbante è la sua estetica. Dimenticate i classici mondi digitali e puliti della fantascienza: qui tutto è organico, umido, pulsante. Le console di gioco sembrano creature viventi, i comandi si attivano accarezzando membrane sensibili, e persino le armi sono costruite con ossa e carne. Questa scelta visiva non è casuale. Cronenberg suggerisce che la tecnologia non è solo circuiti e pixel, ma qualcosa che può fondersi con il corpo umano, trasformandoci in parte del sistema stesso. Un’idea che oggi, con la realtà virtuale, il metaverso e le interfacce neurali, è più attuale che mai.
L’impatto di eXistenZ su videogiochi e realtà virtuale
Pur essendo meno noto rispetto a The Matrix, eXistenZ ha avuto un impatto importante sulla narrazione nei videogiochi e sulla rappresentazione della realtà virtuale nel cinema. La sua influenza si può vedere in titoli come Bioshock e Cyberpunk 2077, dove l’immersività non è solo un aspetto del gameplay, ma una vera e propria tematica esistenziale. Oggi, con la crescita delle tecnologie immersive, ci troviamo sempre più vicini a una realtà in cui il gioco e la vita si intrecciano. Le IA generative, la VR e il metaverso ci stanno portando verso un futuro dove potremo davvero perdere noi stessi dentro un universo creato artificialmente.
Perché eXistenZ è importante per me
Questo film rappresenta perfettamente il mio concetto di immersione: non solo entrare in un altro mondo, ma arrivare al punto in cui quel mondo diventa indistinguibile dalla realtà. È un’idea che mi affascina e mi inquieta allo stesso tempo. eXistenZ non offre risposte, ma ci lascia con una domanda cruciale: vogliamo davvero vivere in una realtà alternativa, anche a costo di dimenticare chi siamo?
Questa è la vera essenza dell’immersione: non un semplice passatempo, ma una trasformazione radicale della nostra percezione. E io credo che questo sia il futuro in cui la società ci stia pian piano portando, pur se io per il mio lavoro non voglio alienarvi a tal punto.
E tu, cosa ne pensi?
Dopo aver esplorato i temi di eXistenZ, ti chiedo: come hai vissuto questo film? Ti ha lasciato con la sensazione di essere intrappolato in una realtà sfuggente o lo hai percepito solo come un’opera di finzione? Riesci a immaginare un futuro in cui esperienze immersive come questa possano diventare parte della nostra vita quotidiana? Scrivi la tua opinione nei commenti!























