Quarta stagione: Il tempo della paura e del ritorno delle radici
La quarta stagione di Stranger Things è la più cupa e la più adulta. Gli anni della spensieratezza sono ormai lontani, e il salto temporale si percepisce subito: i ragazzi non sono più tali, hanno sguardi più duri, corpi che raccontano l’adolescenza piena, e abiti che segnano la distanza con i giorni delle biciclette e dei walkie-talkie.
Abbigliamento e crescita
Undi veste abiti più semplici, quasi anonimi, e la vediamo fragile, senza i suoi poteri: un contrasto enorme con la figura potente che era stata.
Max indossa jeans e felpe oversize, con cuffie sempre pronte, rifugio musicale che diventa scudo psicologico.
Lucas cerca di integrarsi nello sport, con abiti da “atleta”, mentre Dustin rimane fedele al suo stile eccentrico e ironico.
Mike e Will mostrano chiaramente il passaggio adolescenziale: camicie larghe, jeans, acconciature che raccontano la distanza tra l’infanzia e l’età adulta.
L’abbigliamento non è più colore di fondo, ma parte della narrazione: i personaggi sono cambiati e il loro guardaroba lo grida a voce alta.
Colori e luci: l’incubo prende forma
La fotografia cambia drasticamente: la luce calda delle prime stagioni è sostituita da un buio più glaciale.
Il rosso diventa dominante, simbolo della violenza che Vecna porta con sé.
Gli ambienti di Hawkins High sono illuminati da luci fredde, quasi sterili, mentre la casa di Creel è il cuore pulsante dell’orrore, con spazi distorti e colori marci.
Persino le scene più quotidiane hanno una luce più dura, come se l’innocenza fosse definitivamente evaporata.
Il cattivo eterno con una nuova maschera
Il nemico non muore mai: il Mind Flayer trova una nuova incarnazione in Vecna, il cattivo più umano e allo stesso tempo più spaventoso. La sua figura porta il terrore a un livello diverso: non più mostri ciechi e viscerali, ma una mente sadica e consapevole, capace di insinuarsi nei traumi dei ragazzi e usarli come arma.
Gli attori cresciuti
Questa stagione mostra con chiarezza quanto siano cresciuti gli interpreti: non è più la storia di bambini, ma di adolescenti che affrontano paura, lutto, bullismo e isolamento con i corpi e i volti di chi sta entrando nel mondo adulto. La differenza con la prima stagione è abissale, e lo spettatore la percepisce in ogni scena.
Conclusione
La quarta stagione è il momento in cui Stranger Things smette di essere un racconto nostalgico e diventa un vero horror adolescenziale. Non c’è più spazio per l’innocenza: i colori, gli abiti, i volti e il cattivo lo ricordano in ogni episodio.
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