Sandman Stagione 2 (Episodi 5-8): Tra Magia, Sabbia e Sogni Frammentati
Ok, qui la serie entra davvero in territori più complessi, sia dal punto di vista narrativo che visivo. C’è qualcosa di quasi “liquido” nel modo in cui si raccontano queste puntate, come se il sogno stesso si stesse sfaldando e ricostruendo continuamente.
La regia sembra voler giocare col concetto di tempo che si sgretola, e in questo senso l’effetto della sabbia è ancora più presente, quasi una presenza costante che ti ricorda che tutto è effimero, destinato a dissolversi. Non è solo un dettaglio estetico: questa sabbia animata è curata in modo quasi ossessivo, con granelli che si muovono come fossero entità autonome, capaci di entrare negli spazi più intimi della narrazione, portando con sé il senso di perdita e cambiamento. Parlando di colori, qui abbiamo un cambio netto rispetto ai primi episodi della stagione. Il blu freddo e i grigi lasciano spazio a tonalità più terrose, ma sempre con un sottotono metallico e quasi irreale, come se il regno di Morfeo stesse prendendo una forma più tangibile ma allo stesso tempo più minacciosa. Ci sono momenti in cui la luce si fa quasi accecante, altre volte si spegne in un nero quasi assoluto, accentuando il senso di alienazione e straniamento.
Sul fronte delle animazioni, oltre alla sabbia, ci sono sequenze in cui la magia sembra quasi un'entità viva, fatta di particelle luminose che si intrecciano e si dissolvono, in un continuo fluire che ti fa quasi perdere il senso dello spazio. Questi effetti contribuiscono a dare una tridimensionalità molto particolare ai sogni di Morfeo, che non sono mai statici ma sempre in movimento, come un organismo in evoluzione.
Dal punto di vista narrativo, questi episodi sono un perfetto esempio di quanto Sandman sia una serie che non ha paura di stravolgere le aspettative, anche a costo di disturbare chi conosce a fondo il materiale originale. Morfeo non è più solo il signore dei sogni, ma una figura tragica, tormentata, e questo porta la storia a prendersi libertà importanti. Per esempio, certe origini o ruoli dei personaggi vengono reinterpretati, cambiando le relazioni in modi che possono far storcere il naso a chi ha studiato la mitologia o la letteratura da cui tutto nasce.
Questa cosa crea una tensione narrativa molto interessante: da una parte hai una serie che racconta un mondo fantastico con una cura visiva e simbolica impressionante, dall’altra hai la sensazione di stare assistendo a una rielaborazione che non vuole essere fedele, ma reinventare. E questa ambiguità diventa quasi un tema a sé stante, un invito a riflettere su cosa significhi davvero raccontare un mito oggi.
Le scelte di regia si fanno quindi più coraggiose: ci sono inquadrature che sembrano quasi “sbagliate” di proposito, montaggi che spezzano la linearità per confondere o coinvolgere di più lo spettatore, e una musica che a tratti è quasi dissonante, come se volesse sottolineare l’instabilità del sogno.
In conclusione, questi episodi 5-8 sono un tuffo profondo in un universo che non è più solo fantastico, ma anche profondamente umano e a tratti disturbante. Se ti piace una narrazione che ti sfida, che ti mette di fronte a contraddizioni e ti fa pensare, questa parte di Sandman è assolutamente da vivere fino in fondo.
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