Jumanji: Il gioco della vita e della fuga dalla realtà
Ci sono film che non si limitano a raccontare una storia, ma creano un’esperienza. Jumanji (1995) è uno di questi. Con Robin Williams nel ruolo di Alan Parrish, questa pellicola ha affascinato intere generazioni con un concetto tanto semplice quanto potente: cosa succederebbe se un gioco potesse risucchiarti dentro il suo mondo? Non è solo un’avventura per ragazzi, ma una metafora profonda del desiderio di evasione e della voglia di vivere esperienze straordinarie che vadano oltre i confini della nostra realtà quotidiana.
Il Gioco di Jumanji: regole e meccaniche
Il cuore della storia è il gioco da tavolo di Jumanji, un manufatto misterioso che segue delle regole precise. Le pedine sono quattro, permettendo di giocare da un minimo di due a un massimo di quattro giocatori. Il gioco segue una progressione determinata dal lancio dei dadi, con ogni tiro che attiva un evento, spesso pericoloso, che prende vita nel mondo reale. Una delle regole fondamentali è che non si può barare: chiunque cerchi di sovvertire il regolamento rischia conseguenze spaventose. Il gioco stesso sembra avere una propria volontà, mantenendo i giocatori incatenati fino alla fine della partita.
A livello di struttura, Jumanji ricorda giochi da tavolo classici come Il Gioco dell’Oca o Dungeons & Dragons, in cui il progresso sulla plancia è dettato dalla sorte e le conseguenze possono cambiare l’intera esperienza di gioco. Tuttavia, mentre nei giochi tradizionali le sfide rimangono confinate nel piano simbolico della narrazione, in Jumanji il confine tra finzione e realtà si dissolve completamente.
Ciò che rende il gioco di Jumanji così affascinante è la sua natura immersiva: non è solo un gioco da tavolo, ma un portale verso un altro mondo, seppur da incubo. Ed è proprio questa caratteristica che lo rende attraente ai miei occhi. Sto lavorando alla creazione di un mio gioco da tavolo che, pur avendo regole molto specifiche e carte fisiche invece di dadi e pedine, condivide lo stesso spirito di immersione totale. La differenza fondamentale è che, mentre in Jumanji il gioco diventa un pericolo al punto che alla fine viene nascosto o gettato per evitare che altri vi giochino, io spero che il mio, quando sarà pronto, venga invece accolto e amato da tante persone, diventando un’esperienza che chiunque vorrà vivere più volte.
Un cast iconico e le loro carriere nei mondi fantastici
Uno degli elementi che ha reso il film indimenticabile è il suo cast. Robin Williams, già noto per ruoli magici come in Hook – Capitan Uncino (1991) e Aladdin (1992, voce del Genio), ha dato vita ad Alan Parrish con una combinazione perfetta di umorismo e malinconia.
Kirsten Dunst, che interpretava la giovane Judy Shepherd, è poi diventata celebre per il ruolo di Mary Jane nella trilogia di Spider-Man di Sam Raimi (2002-2007), altro franchise che esplora il tema del superamento dei limiti della realtà. Bonnie Hunt, nei panni di Sarah Whittle, ha continuato a recitare in film con elementi fantastici come The Green Mile(1999) e Zathura (2005), quest’ultimo una sorta di seguito spirituale di Jumanji.
David Alan Grier, che interpretava il poliziotto Carl Bentley, ha avuto una carriera più orientata alla commedia, mentre Jonathan Hyde (Van Pelt) ha recitato in altri film avventurosi come La Mummia (1999).
Jumanji: Il videogioco e l’espansione del mito
Dopo il successo del film, Jumanji ha ispirato diverse trasposizioni videoludiche. Il primo videogioco basato sul film uscì nel 1996 per PC e PlayStation, cercando di ricreare le dinamiche del gioco da tavolo magico, mentre una versione più moderna è stata rilasciata nel 2006 per Game Boy Advance. Questi titoli hanno cercato di far vivere ai giocatori l’esperienza del film, anche se con limitazioni tecniche rispetto alla potenza visiva della pellicola.
Il gioco da tavolo di Jumanji, che esiste nella realtà, è diventato un oggetto di culto tra i fan, riproducendo il fascino dell'originale e mantenendo viva la leggenda del film.
Jumanji e il desiderio di realtà alternative
Guardando Jumanji, non possiamo fare a meno di chiederci: e se fosse possibile? Se esistesse davvero un portale verso un mondo di avventure, quanti di noi ci entrerebbero senza esitazione? E quanti, invece, avrebbero paura di non poter tornare indietro?
Personalmente, trovo irresistibile l’idea di mondi paralleli, di realtà in cui possiamo essere diversi, più forti, più liberi. Ma Jumanji ci ricorda che ogni viaggio in un’altra dimensione, sia essa un gioco, un film o un sogno, ha un punto di ritorno. E forse è proprio questo il vero valore dell’esperienza: vivere l’avventura, ma poi trovare il coraggio di tornare alla propria realtà, portando con sé un frammento di quel mondo straordinario.
E tu?
Se ti trovassi davanti al gioco di Jumanji, lanceresti i dadi? O avresti paura di quello che potrebbe accadere? Rispondimi nei commenti: la realtà alternativa è un sogno o un pericolo?
Non sono una giocatrice, quando mi è capitato di partecipare l'ho fatto per accontentare gli altri...un gioco come Jumanji mi vedrebbe perplessa...🤔😳
RispondiEliminaMi interessa invece comprendere chi amerebbe giocare,conoscerne le motivazioni e quest'articolo mi aiuta a farlo.Grazie‼️😁👌🏼🙌🏼👏🏼💜💜💜