Il mistero di Squall: è morto oppure no?
Allora, parliamoci chiaro: Final Fantasy VIII è uno di quei giochi che o lo ami o lo guardi con un sopracciglio alzato chiedendoti se hai capito davvero la trama. Battaglie epiche, viaggi nel tempo, una scuola che funziona come un’agenzia di mercenari adolescenti… insomma, roba leggera. Ma se ti dicessi che c’è una teoria secondo cui il protagonista, Squall, muore a metà gioco e tutto quello che succede dopo è solo un’allucinazione?
Aspetta, aspetta, non storcere il naso, lascia che ti racconti.
La lancia di ghiaccio e il punto di non ritorno
Tutto nasce da un momento chiave della storia. Sei alla fine del primo disco e Squall, il nostro protagonista emo-preferito (perché diciamolo, ha il carisma di uno studente delle superiori in piena crisi esistenziale), sta combattendo contro la perfida Edea. Ad un certo punto, durante la battaglia, la strega tira fuori una gigantesca lancia di ghiaccio e BAM, la pianta dritta nel petto di Squall. Una scena epica, drammatica, che lascia il giocatore con la bocca spalancata.
E poi?
Nero.
Fine del disco 1.
Ora, normalmente ti aspetti che nel disco successivo si riparta con qualche spiegazione, un flashback, magari una scena in cui Squall viene curato e tutto torna alla normalità.
Ma no.
Squall si risveglia come se niente fosse, senza ferite, senza alcuna menzione alla lancia di ghiaccio che lo ha trapassato come un kebab. E da quel momento, il gioco diventa… strano.
Il mondo surreale di Final Fantasy VIII
Dopo quell’evento, Final Fantasy VIII diventa sempre più onirico, surreale, strano.
•I nemici diventano sempre più bizzarri, quasi metafisici.
•Il viaggio nel tempo diventa un elemento chiave della storia, con momenti che sembrano usciti da un sogno febbrile.
•Squall inizia a essere al centro di una narrazione che sembra più un delirio personale che una vera avventura.
E poi c’è la scena finale.
Squall affronta Ultimecia, l’ultima boss, e tutto inizia a sgretolarsi in un vortice di distorsioni temporali. A un certo punto, vediamo il suo volto sparire nel nulla, come se la sua esistenza stessa venisse cancellata. E infine, nel video finale, c’è un’inquadratura stranissima del suo viso: per un attimo, Squall sembra senza occhi, come una maschera vuota.
Ora, scusami, ma se vuoi farmi dormire tranquillo, questa NON è l’ultima immagine che mi devi dare.
E quindi? È tutto un sogno?
Secondo questa teoria, Squall è morto alla fine del disco 1, e tutto il resto del gioco è un viaggio nella sua mente mentre sta morendo.
La storia diventa una costruzione mentale, un’illusione che cerca di dargli un lieto fine. Il mondo diventa surreale perché è il suo subconscio che lo sta creando. Persino il fatto che alla fine lui e Rinoa si ritrovino felici potrebbe essere solo il modo in cui il suo cervello cerca di accettare la fine. E, lo ammetto, questa teoria ha un certo fascino. Ma vuoi sapere qual è la parte più inquietante?
Square Enix non l’ha mai smentita.
Ora, certo, può essere solo una coincidenza, magari gli sviluppatori volevano solo creare un gioco un po’ più strano e non si aspettavano che i fan si mettessero a farsi mille domande.
Oppure… volevano proprio questo.
Perché amo teorie come questa?
Perché trasformano un gioco in qualcosa di più. Non è solo una storia, ma diventa un mistero, un enigma da decifrare. Ed è quello che cerco di fare anch’io con quello che scrivo: creare mondi che lasciano domande, che ti fanno venire voglia di rileggere, di cercare indizi, di teorizzare.
Dopotutto, cosa c’è di più bello di un racconto che ti rimane in testa anche dopo che hai spento la console?
Ed ora, se mi cerchi, sono andata a rivedermi il finale di Final Fantasy VIII. Magari stavolta capisco qualcosa in più.
O magari… no.
Nessun commento:
Posta un commento